Quando gli autobus andavano a legna…

Avendo messo mano a diversi progetti su edifici costruiti del periodo del Ventennio, per restaurarli o ristrutturarli, ho acquistato svariati testi pubblicati in quegli anni che descrivono materiali e tecniche costruttive. Mi trovo fra le mani un numero de “L’Illustrazione Italiana”, dell’aprile del ’38, dedicato interamente all’autarchia e, rileggendolo, scopro, con vivo stupore, che per un certo periodo alcuni automezzi erano alimentati a legna o carbone.

Infatti, in un lungo articolo a firma del prof. Mario Ferraguti, che ai tempi era il Presidente dell’Istituto di Frutticoltura e di Elettrogenetica la cui sede era Roma, si legge il suo resoconto che in parte riporto perché ricco di spunti e considerazioni: “… reduce dal Giro d’Europa, …, misuravo i battiti del mio cuore in tumulto su quelli della mia vecchia alfa a gasogeno, che dopo settemila chilometri di corsa ininterrotta attraverso dieci Stati, non perdeva un colpo alimentata dal carbone di legna italiano e scandiva il suo ritmo musicale con una regolarità che non aveva ami avuta nemmeno quando, nuovissima, funzionava con quel liquido maleolente che costituì la ragion prima di molte guerre e di molte rovine, …”.

Nel testo anche il commento di Guglielmo Marconi che, due anni prima, 1936, collaudò lo stesso mezzo e concluse la prova con queste parole: “È naturale: a carbone si va meglio che a benzina perché il carbone nel gasogeno sviluppa gas, mentre la benzina, nel carburatore, riesce soltanto a nebulizzarsi in un pulviscolo ben lontano dall’avere la stabilità del gas e, quindi, incapace di bruciare in modo così perfetto come brucia il gas di carbone. …

Il Ferraguti prosegue poi specificando che nel suo viaggio aveva consumato solo 954 kg di carbone italiano per un valore di 190 lire, mentre la macchina di scorta e di controllo, che era al seguito, aveva consumato tremila lire di benzina straniera: tre centesimi al km per il carbone contro i 50 della benzina.

Dalla sperimentazione all’uso corrente tanto che il “gassogeno a legna” fu adottato dall’ATAG di Roma (l’immagine pubblicata si riferisce a uno di questi mezzi, dal 1934 al 1944) e da altre società per i mezzi di trasporto pubblico in altre città d’Italia.